Il Kollettivo Majakovskij è un laboratorio politico culturale, indipendente, autonomo ed autofinanziato, di stampo antifascista e anticapitalista.
Nasce dall'impegno di un gruppo di compagni, provenienti da varie esperienze, nell'affrontare tematiche politiche e culturali, dalla parte del popolo e del proletariato, riportando alla purezza gli ideali di sinistra e dei valori socialisti, in opposizione al potere dei capitali nei confronti della classe operaia e dei salariati.
In particolare il Kollettivo si sta occupando delle problematiche legate ai diritti fondamentali dell'uomo, dai diritti civili ai diritti dei lavoratori, dal diritto allo studio alle questioni di genere, dalle problematiche ambientali al diritto agli spazi sociali e abitativi e della rioccupazione e riorganizzazione degli spazi inutilizzati con particolare attenzione su riciclo, raccolta differenziata e innovazioni tecnologiche ed eco-sostenibili e su tematiche inerenti immigrazione, integrazione e multiculturalità.
Il Kollettivo inoltre si interessa dell’analisi critica della politica internazionale e locale attraverso discussioni pubbliche ed eventi culturali quali rassegne cinematografiche, gruppi di lettura, concerti dal vivo mostre d’arte e seminari; collaborando con altre realtà presenti sul territorio con la possibilità di interagire anche con altri laboratori, enti, associazioni e privati cittadini.
domenica 15 dicembre 2013
Strage di Piazza Fontana 12 Dicembre 1969–12 Dicembre 2013
lunedì 2 dicembre 2013
L'UOMO ROBUSTO
martedì 19 novembre 2013
UN COLPO DI SPUGNA NON RIPULIRA’ LE VOSTRE COSCIENZE
giovedì 14 novembre 2013
San Giovanni Rotondo, paese di mare!
Non è ammissibile che ogni qual volta piove per più di cinque minuti, molte persone si trovano ad affrontare grossi disagi e sono costrette a subire ingenti danni causati dagli allagamenti.
Non è ammissibile dover superare enormi difficoltà ad uscire di casa per andare a lavorare o svolgere le commissioni necessarie perché si dovrebbe “nuotare” nell’acqua e indossare una muta da sub!
Non è ammissibile che per tamponare questo problema, in alcune zone, si utilizzi una vasca provvisoria (e comunque non a norma) che fa stagnare le acque raccolte foriere di malattie. Le costruzioni selvagge, le colate di cemento, a scapito di alberi e terreni, deviano le acque dal loro percorso naturale, mentre la mancanza di “fogna bianca” aggrava il problematico equilibrio idrogeologico della città.
Come collettivo politico, e in qualità di cittadini, continueremo questa battaglia per incentivare gli amministratori a trovare al più presto una soluzione definitiva prima che si verifichino piogge allagamenti, frane e dissesti tali da causare una tragedia. La ferita dell’alluvione che ha devastato il nostro paese qualche anno fa è ancora aperta e fresca nella memoria di tutti.
Questo tipo di scenario, al giorno d’oggi, è semplicemente degradante.
lunedì 11 novembre 2013
Splendori e miserie del gioco del Calcio
Sono molti infatti quei ragazzi che nei tristi bordi delle grandi città, le favelas, cornice desolante delle metropoli latine, calciano quantità industriali di lattine e palle di carta, immaginando di essere gli idoli dello stadio stracolmo di gente. Pochissimi riescono a volare nel magico e spietato sistema del calcio, il cliché è valido per i vari Pelé, Ronaldo, Maradona, Messi, che un po’ come Garibaldi, percorrendo un percorso inverso, diventano “ Eroi dei Due Mondi”, conquistando con le loro gesta anche le piazze e le curve degli stadi europei.
Edoardo Galeano nasce a Montevideo nel 1940, vive in esilio gli anni del colpo di stato militare e comincia la sua attività di giornalista in Spagna e in Argentina, ritornando in patria nel 1985 dove continua la sua attività di scrittore. << Sono passati gli anni e col tempo ho finito per assumere la mia identità, non sono altro che un mendicante di buon calcio. Vado per il mondo con il cappello in mano, e negli stadi supplico una bella giocata>>. Proprio il divertimento, unito alle gesta dei grandi campioni e allo stupore delle folle rappresentano gli elementi che regolano questi semplici racconti che si aprono con dei ritratti ironici e per un certo verso crudi e realistici dei protagonisti di questo sport.
Colpisce la descrizione del Portiere, un uomo solo che attende tra i pali la sua fucilazione, colui che rovina la festa al goleador, un emerito guastafeste. Gioca con una maglia diversa dagli altri e porta il numero 1 non perché è il primo ad essere pagato ma il primo a pagare. La folla non gli perdona nulla.
Dopo aver illustrato le varie figure di questo sport, corredando anche i supporters che sono distinti in tifosi e fanatici, il libro si sofferma sulle origini del calcio seguendo un alone mitico, racconta i vari rapporti con i regimi politici e con gli intellettuali che spesso lo consideravano come uno strumento di distrazione per le masse. La narrazione continua con il racconto di tutte le rassegne del Mondiale per le squadre nazionali, queste le pagine più profonde, infatti è interessante scoprire come nelle prime edizioni della Coppa “Rimet” il principale motore dell’organizzazione è rappresentano dal regime, la bandiera comanda il pallone: esempio lampante il mondiale del 34 e del 38 vinto dall’ Italia per merito del braccio teso di Mussolini, o la partita giocata dalla Dinamo Kiev in Germania, nel 1942, dove i calciatori ucraini furono fucilati con le magliette addosso per aver vinto contro una selezione nazista. Oltre ai rapporti con la politica, l’autore si sofferma sui rapporti con la superstizione: vere e proprie leggende oniriche avvolgono le partite più discusse. Fatti mitici e leggendari circondano la narrazione, riti magici che prevedono il seppellimento di rospi all’ interno degli stadi sudamericani per augurare il presagio maligno della sconfitta agli avversari.
Il libro termina la sua storia del calcio con le vicende degli anni 70 dove si affacciano nuovi padroni nel pallone: gli sponsor, il marketing e i diritti tv.
Vale la pena fermarsi su queste pagine coinvolgenti, a volte surreali e malinconiche, altre volte ironiche e curiose che lasciano sulle labbra un sorrisino beffardo, quel ghigno tipico di ciascun sognatore, disposto ad inseguire i sogni in una realtà disarmante, anche in questo modo.
Social Network
Per me.
"Assorto nel suo mondo immaginario,
nella vita reale sovente si avvertiva straniero."
(Il Visionario- Friedrich Schiller)
Riflessioni di un tizio a caso che durante un giorno qualunque
per arcana follia, per un tragico scherzo del destino,
per una scommessa astrusa con la sua oscura stranezza,
o molto probabilmente perchè non aveva un cazzo da fare,
decise di sottrarre la sua mente, già notevolmente contorta,
dal mondo immaginario e illusionista del social network.
e alla tua tastiera per avere anche quel mezzo secondo di affacciarsi sul mondo.
Te lo ricordi? Lui che quando decideva di sconvolgersi i sensi
aveva come tappa fondamentale il social network per ridere il doppio
in mezzo alle frasi filosofiche di chi non ha mai preso un libro in mano,
le citazioni da copia&incolla e le foto finte modificate con photoshop.
Allora perché ci stava? Sicuramente un pazzo esaltato verrebbe da pensare!
Le uniche cose positive di Facebook sono gli strumenti di contro-informazione, disse una sera,
quei soggetti alternativi che raccontano un'altra verità sul mondo,
l'unico faro in mezzo ad un mare di sveviani inetti del terzo millennio,
almeno loro hanno qualcosa da raccontare un pò meno banale delle solite prediche
del tubo catodico, delle lettere morte del giornale centrista, del tuo vicino democristiano,
del punkabbestia di Mtv, del comunistoide pacifista, del rivoluzionario vestito da carnevale mediceo,
della manifestazione dei colori, dei ribelli da tastiera, gli stessi che sostengono l'emancipazione araba,
egiziana, tunisina, brasiliana e in Italia diventano amanti dell'ordine, dei figli dei poveri e della retorica pasoliniana.
Un vaffanculo a loro e alla loro retorica pasoliniana. Mai mi è stata tanto sul cazzo.
Un vaffanculo a chi per un "mi piace" sarebbe disposto a piegarsi a pecora per offrire l'orifizio anale senza lubrificante.
Un vaffanculo ai nuovi stilnovisti, quelli che incollano le frasi amorose dei cioccolatini sperando di conquistare...una donna.
Un vaffanculo ai nuovi politici che con profili falsi denigrano gli avversari, alle loro campagne elettorali cybernetiche,
i loro comunicati pieni di niente, la retorica da tastiera è la sola responsabile delle nuove gastriti.
Forse un giorno voteranno su Facebook, come quegli insignificanti concorsi di fotografia, di poesia e di musica,
vaffanculo al tuo "ciao potresti mettere mi piace alla mia foto? Sai sto facendo il concorso..." e anche stavolta lui non andrà a votare.
Un vaffanculo alla tua bellezza fasulla incatenata nei preziosi sorrisi di cartone, al tuo viso illuminato dal più aggiornato dei photoshop,
ai tuoi settecento milioni di mi piace di chi spera un giorno di riceverla, magari per foto.
Un sincero vaffanculo a te, fratello, a te che sei offuscato dal mondo virtuale, a te che vuoi cambiare tutto e
finisci inesorabile a cambiare immagine del profilo accompagnando la tua triste immaginazione verso la fine dei tuoi giorni.
giovedì 10 ottobre 2013
Il Teatro Degli Orrori - Majakovskij
"A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio".
Ma uno come me dove potrà ficcarsi?
Dove mi si è apprestata una tana?
S'io fossi piccolo come il grande oceano,
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l'alta marea,
accarezzando la luna.
Dove trovare un'amata uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!
O s'io fossi povero come un miliardario.. Che cos'è il denaro per l'anima?
Un ladro insaziabile s'annida in essa:
all'orda sfrenata di tutti i miei desideri
non basta l'oro di tutte le Californie!
S'io fossi balbuziente come Dante o Petrarca...
Accendere l'anima per una sola, ordinarle coi versi...
Struggersi in cenere.
E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:
pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.
O s'io fossi silenzioso, umil tuono... Gemerei stringendo
con un brivido l'intrepido eremo della terra...
Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.
Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.
Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
s'io fossi appannato come il sole...
Che bisogno ho io d'abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra?
Passerò trascinando il mio enorme amore
in quale notte delirante e malaticcia?
Da quali Golia fui concepito
così grande,
e così inutile?